Professione Artista. Come diventare un artista professionista

Claude Monet - Art O'Clock
Premessa. Cos’è l’Arte, Chi è l’Artista.

Potremmo definire “arte” semplicemente “tutto ciò che, nel qui-e-ora, una comunità di riferimento chiama arte” ovvero “è arte tutto ciò che si definisce tale” di conseguenza l’artista è colui che si autodefinisce o che viene definito “artista”. E’ importante prendere dimestichezza con alcune considerazioni. Non può esistere una definizione univoca, chiara e universale di “Arte”, possiamo definire cosa sia un dipinto o una scultura e così via ma non se questi siano o meno un’opera d’arte. Si tratta palesemente di “convenzioni” che, nel corso del tempo, potrebbero subire variazioni. L’arte in fondo giudica se stessa!

Suggeriamo di considerare l’arte un “sentimento“, un’esperienza psico-sociale, o per essere più tecnici, un’esperienza “psicofisiologica”, ricordando che nel termine “psicofisilogico” facciamo confluire i concetti di “biologico, psicologico, fisiologico, ambientale e sociale”.

In questo articolo parleremo di come, quello che attualmente viene definito “arte”, possa diventare una vera e propria professione.

Introduzione

Ci sono artisti che preferiscono produrre senza esporsi, senza monetizzare, altri che desiderano che l’arte coincida con la propria professione. Questo articolo è dedicato agli artisti che vorrebbero che l’arte visiva (pittura, scultura, pittoscultura, fotografia, videoart, ecc.) fosse il settore lavorativo principale al quale dedicarsi, nel quale spendere il proprio tempo e le proprie energie potendo quindi vivere e guadagnare con questa straordinaria passione.

Questo articolo ha lo scopo di offrire indicazioni utili per orientarsi nella scelta di diventare un artista di professione.

Sappiamo bene che per iniziare a vendere la propria arte non è sufficiente il solo talento (termine che non indica esclusivamente bravura tecnica ovviamente) ma è assolutamente necessario il “come fare” affinché un talento sia riconosciuto, diffuso e quindi apprezzato anche nel suo valore commerciale.

Ogni opera d’arte visiva e quindi ogni artista, quando s’inserisce sul mercato, deve definire un proprio “valore” commerciale. L’arte va quindi considerata a tutti gli effetti come un “prodotto” seppure molto peculiare.

Questa visione ci permette di comprendere immediatamente come, anche nel campo dell’arte visiva, valga la stessa logica di marketing e comunicazione che si applicherebbe per qualsiasi altro prodotto commerciale e quindi per qualsiasi professione.

Pur essendo il contenuto diverso, il processo rimane sempre lo stesso! Quando parliamo di “arte come prodotto” molti “benpensanti” storcono il naso. Poi pensando alle aste plurimilionarie delle opere di Picasso, Modigliani, Basquiat, van Gogh, Munch, Qi Baishi, Bacon, Leonardo da Vinci e così via, ci rendiamo conto che le opere d’arte hanno un valore economico e che tale valore può crescere rappresentando per l’acquirente un vero investimento. L’arte, visto che viene commercializzata, è quindi da considerare un bene, un vero e proprio prodotto! Ovviamente un prodotto con valore storico-culturale e affettivo.

Proviamo a pensare di aprire un “Bar”, soltanto per esemplificare. Sappiamo perfettamente che ci saranno dei costi iniziali da sostenere, la fase start-up, poi dei costi di mantenimento, di gestione, di promozione, ecc . Nessun direbbe mai “prima vendo il caffè, poi apro il bar” oppure “quando avrò venduto tanti caffè, aprirò il bar”. E’ palese che prima si debba investire, aprire una partita iva, rispettare delle norme legali e fiscali, ecc. e poi iniziare a vendere i caffè.

Gli artisti invece, fin troppo spesso, considerano l’arte diversamente da altre attività commerciali e preferiscono prima vendere e poi, eventualmente, entrare nel professionismo, spesso creando un circolo vizioso che li allontana dall’opportunità di essere veri e propri professionisti dell’arte. Quando però si decide di iniziare la PROFESSIONE di ARTISTA occorre cambiare ottica, iniziare il processo d’INVESTIMENTO SU SE STESSI e investire in una pianificazione in grado di offrire le maggiori opportunità riducendo i rischi di perdita anche dal punto di vista economico.

Un consulente in grado di dirci la verità sulle opportunità concrete che come artisti abbiamo di crescere in un mercato dell’arte così difficile e complesso è davvero raro da trovare e soprattutto ha dei costi. Questi costi la maggioranza di coloro che vorrebbero dedicarsi all’arte difficilmente li mettono in conto e preferiscono il fai da te. C’è molta confusione negli artisti circa i diversi ruoli nel mondo dell’arte tanto da confondere addirittura un consulente con un commerciante. I consulenti orientano, ci seguono, offrono strategie, ci aiutano a capire la migliore strada da percorrere, i commercianti invece si occupano della vendita cercando di trarre dalla vendita stessa il maggior profitto. Ovviamente quando ci rivolgiamo a un professionista nel campo della gestione d’impresa di artista o a qualsiasi altra professionalità legata all’arte è logico che ci debba essere una retribuzione.

La maggior parte degli artisti non si rivolge a consulenti per marketing, management, gestione d’impresa e comunicazione ma vorrebbe esclusivamente rivolgersi a venditori secondo la logica “io creo arte tu vendi la mia arte“. Le affermazioni più comuni, che l’artista vive come “proposte” vantaggiose rivolte al consulente o al commerciante, sono del tipo “se vendessi le mie opere ti corrisponderei una percentuale!. La realtà è che un venditore in grado di vendere le opere di un emergente “Tizio” può essere in grado di vendere anche le opere di “Caio”. A questo punto quale vantaggio avrebbe il venditore nel promuovere Tizio o Caio?

Insomma è necessario che l’artista veda la realtà del mondo dell’arte, più freddo e cinico di quello che possiamo immaginare. Di questo pochi parlano e invece è proprio la realtà!

Possedere idee e competenza non è di per sé sufficiente. E’ necessario che il mondo al quale mi rivolgo (il mio mercato di riferimento) sappia dell’esistenza della mia competenza e della mia arte.

I collezionisti d’arte attenti, coloro che acquistano un bene non soltanto per bellezza ma soprattutto per investimento, vogliono sapere quanto l’artista stia investendo su se stesso. Perché un artista che crede nel proprio progetto non aspetta, investe! Più l’artista è in grado di muoversi in modo adeguato più per il collezionista ha potenzialità di sviluppo e, di conseguenza, maggiore sarà la sicurezza di acquisire un’opera per la propria collezione.

Per utilizzare ancora una volta la metafora del bar, se avessi un bar dove si prepara il miglior espresso del mondo ma nessuno lo conoscesse, allora è come se quell’ottimo caffè non esistesse e nessuno potrà goderne! In pratica il miglior caffè mai assaggiato, intendiamo letteralmente “mai assaggiato”!

Diventare artista di professione significa farsi conoscere. Una competenza, un talento, un’idea originale hanno necessità di essere diffusi e conosciuti se l’obiettivo è condividere tale risorsa e permettere alle persone di godere di arte e offrire all’artista l’opportunità di trarne vantaggio. L’arte, quando è un investimento, è in grado di ripagare tutti.


Il Primo Passo. La Scelta di Essere Artista

Il primo passo, ed è per la maggior parte delle persone il più complicato, è quello di decidere di diventare un artista e, di conseguenza, quello di autodefinirsi tale, di pensarsi come artista.

E’ davvero un passo difficile, più di quello che si possa immaginare, perché significa DECIDERE di percorrere una strada alla quale dedicarsi completamente, colma della sola “sicurezza dell’incertezza”. La SCELTA di diventare artista risente di numerosi stereotipi, basti pensare al detto “impara l’arte e mettila da parte” per capire.

Tuttavia se nessuno decidesse di diventare artista non esisterebbero né arte né artisti ovviamente. Oggi le cose stanno cambiando culturalmente ma fino a poco tempo fa soltanto pochi erano sostenuti dalle proprie famiglie in questo tipo di scelte e le frasi più comuni che echeggiano in molti di noi sono relative all’idea che sia un percorso “difficile”, che non offra guadagno sicuro e che coloro che riescono è per motivi non legati al talento. Certo, le difficoltà sono spesso obiettive ma ogni problema è tale finché non si trova la sua soluzione, il “come fare”.

Diremo quindi che nel momento che si DECIDESSE di ESSERE ARTISTA sarebbe necessario iniziare a capire questo “come fare” e trovare le linee guida adeguate per raggiungere i nostri obiettivi, la nostra visione del futuro e inserirsi nel mercato dell’arte da professionisti del settore.

Quando si inizia a percorrere la strada dell’arte, la cosa ancora più difficile, è tornare indietro, perché l’arte offre una sensazione di autonomia decisionale e di libertà come pochi altri settori professionali. Molti artisti ambiscono a ottenere fama e successo però, ricordiamolo, chi sceglie l’arte come professione può vivere di arte indipendentemente dal livello di notorietà raggiunto. Chi ha scelto l’arte è raro che ci rinuncerà.

Comunicare Arte. Il Ruolo del Marketing Artistico

Ricordiamo che al talento tecnico e al talento artistico nell’arte non sempre corrisponde il successo! L’artista che vuole guadagnare con la propria arte deve sapere necessariamente che la sua è una professione e che ha qualcosa da vendere a qualcuno. Non si vende in realtà un’opera ma un messaggio. Si vende bellezza, investimento, valore, comunicazione, estetica, benessere, una storia, un pezzo di cultura, un parte della propria vita, se stessi! Una stessa opera può essere acquistata per motivi tra i più diversi o rimanere invenduta pur riconoscendone l’elevato pregio artistico.

Alcune culture non acquisterebbero mai un nudo, altri non vorrebbero mai vedere scene di sesso esplicito o scene di guerra o ancora simboli demoniaci, altri non acquisterebbero opere con contenuto religioso, ecc. Significa che per ogni target esiste una comunicazione diversa e, anche in questo caso, dobbiamo decidere chi sarà il nostro target preferenziale, il nostro cliente (acquirente o collezionista) principale.

Uno degli errori più comuni è pensare di vendere le proprie opere a più persone possibile, a chiunque! Chi pensa in questo modo raramente avrà successo e spesso si troverà a vendere pochissimo o, addirittura, a svendere la propria arte. In un certo momento può portare anche al successo vendere a tutti il più possibile ma poi si rischia di portare presto a saturazione il mercato, soprattutto se ad acquistare a prezzi scontatissimi fossero gallerie, mercanti o, ancora peggio, se ci fosse una galleria soltanto!

Tanti dovrebbero ambire a possedere un’opera di un certo artista ma l’artista non deve mai svendere, perché è un danno non soltanto per sé stessi ma sarebbe un serio danno per i collezionisti che hanno creduto in noi e nella nostra capacità.

Pensate davvero che le opere di Picasso, per fare uno degli esempi più comuni, le abbiano tutti? Sappiamo bene che “un Picasso” è un valore che posseggono soltanto alcuni fortunati!

Molti avranno opere minori di Picasso, un tovagliolo ad esempio, una carta, un multiplo ma davvero pochi l’opera che tutti conoscono. L’artista deve quindi scegliere a chi rivolgersi come “tipologia di clientela”. Va individuata la nicchia di mercato verso la quale indirizzare le proprie risorse, energie e comunicazione.

Si può scegliere di vendere opere più commerciali oppure scegliere la strada di un target di livello molto selezionato.

L’ARTISTA, nella sua veste di imprenditore di sé stesso e della propria arte, deve poter conoscere e orientarsi nel suo mercato di riferimento. La maggior parte degli artisti sceglie la strada del “fai da te” e, non è certo un segreto, non sempre produce beneficio. Il fai da te può sembrare un vantaggio dal punto di vista del risparmio sulla spesa d’investimento iniziale (la FASE DI START-UP) ma è proprio il modo in cui ci presentiamo la prima volta (IMPRINTING) al nostro pubblico che definirà, per molto tempo, chi siamo. E’ il fenomeno dell’imprinting già noto nella psicologia sperimentale per il quale l’informazione che riceviamo per prima funge da modello base per le scelte successive. Pensate se andaste in un ristorante per la prima volta e vi trovaste male, il cibo non è come l’avreste voluto, l’ambiente non era quello che vi aspettavate, ecc. Difficilmente quel ristorante vi vedrà ancora come clienti, difficilmente lo consigliereste a un amico. Diversi artisti che si sono rivolti a noi per consulenze in marketing e comunicazione si presentavano, ad esempio, con biglietti da visita stampati a casa e tagliati a mano, o in “macchinette2 fai da te oppure con biglietti dai contenuti stravaganti, immagini di una propria opera o simili! Come potrei pensare di acquistare un’opera di migliaia di euro quando l’artista non ne spenderebbe uno in più per investire su sé stesso?
Già un biglietto da visita non adeguato significa che l’artista si sta proponendo con un tentativo, spendendo inizialmente poco ovvero investendo poco quindi di conseguenza credendo poco nel suo settore d’investimento. Perché io come cliente dovrei crederci?

Molti “cattivi imprenditori” utilizzano questo pensiero “quando avrò abbastanza soldi farò meglio”. Gli stessi artisti, che ragionano così, però non andrebbero in un ristorante che nel menu abbia solo pane ed acqua in attesa di vendere quello per poter acquistare merce più pregiata da vendere successivamente! “Chi ben inizia è a metà dell’opera” ha un significato molto importante nel marketing strategico e quindi anche in quello artistico. Allora, come ogni altro imprenditore, anche l’artista deve sapere “come fare” e, a chi rivolgersi.

L’importanza di un Sito Web

Oggi chiunque può realizzare un sito anche per proprio conto. In un mercato però dove ognuno può, nel suo piccolo, creare qualcosa, ciò che distingue un prodotto dall’altro è proprio il “come è realizzato” e non solo tecnicamente o graficamente. Di nuovo tocchiamo gli aspetti peculiari del marketing strategico e della comunicazione in arte, in questo caso parliamo di web-marketing che, comunque, fa parte della più ampia strategia di marketing che l’artista, o al consulente ai quali ci si rivolge, deve pianificare. Pensiamo alla pubblicità su tv, radio o giornali, davvero basta la pubblicità o è importante il modo in cui la pubblicità è creata e il modo in cui viene diffusa? Dietro la pubblicità, il marketing, la comunicazione ci sono studi molto complessi. Per il Web vale la stessa cosa. Il web è uno strumento e la sua efficacia promozionale è nel come viene utilizzato.

Ancora una volta non basta quindi un sito, non è sufficiente una pagina su facebook o altri social newtwork, occorre che la web-communication sia adeguata a numerose variabili e serve, oggi in particolare, una pianificazione strategica generale. Piazzamento sui motori di ricerca, efficacia comunicativa, ergonomia del web, ecc.
Oggi con la diffusione di smartphone e tablet (i siti vengono consultati più su tali supporti che su un desktop o un laptop) occorre tenere conto anche del supporto tecnologico e quindi dell’ampia variabilità dello stesso. Altro importante aspetto tecnico è il SEO per l’ottimizzazione sui motori di ricerca. Chi si occupa di SEO deve conoscere le strategie di copywriting che sono legate alla pianificazione strategica generale. Aspetti tecnici che vengono tenuti in scarsa considerazione dalla quasi totalità degli artisti e dei piccoli imprenditori. In un mercato così dinamico e con una così elevata concorrenza in ogni settore, l’artista deve sapersi orientare in modo adeguato e conoscere tutte le variabili in gioco.

L’Arte e il suo valore

Dare un valore all’arte può essere un compito arduo. Significa inizialmente attribuire un valore al proprio tempo, alle proprie idee e alla propria creatività. Un quadro, ad esempio, di per sé vale quanto abbiamo speso per realizzarlo (supporto, materiale, cornice, percentuale di tempo utilizzato calcolando le spese di locazione e le bollette, tasse, ecc.). Tutto il resto è un valore aggiunto soggettivo/sociale che dobbiamo definire. Attribuirsi un valore può essere un passo difficile, a volte sembra poco a volte troppo essendo condizionato da fattori psico-economico-politico-sociali e dal proprio target di riferimento.

Artingout, ad esempio, definisce per gli artisti inclusi nel proprio circuito, un coefficiente di vendita base sul quale si calcola il valore commerciale dell’opera proprio al fine di fornire un referente indipendente non condizionato, utilizzabile da artisti, gallerie d’arte e collezionisti. Il coefficiente artingout è valutato tendendo in considerazione molti aspetti e variabili legati al mercato dell’arte, dalle modalità di organizzazione dell’artista, alle pubblicazioni, alle vendite precedenti, alle esposizioni al posizionamento in gallerie d’arte, ecc. E’ stato il primo coefficiente parametrato non basato su criteri soggettivi di un critico o di una galleria, quindi assolutamente super-partes. Questo è il motivo perché in poco tempo il coefficiente artingout sta diventando un punto di riferimento per chi vende e acquista opere d’arte soprattutto di artisti contemporanei.

Il valore iniziale della propria arte deve sempre essere un valore adeguato ai propri obiettivi e alla propria situazione nel mondo dell’arte. Ricordiamo che l’attribuzione iniziale funge anch’essa da imprinting per il valore stesso dell’artista. Anche in questo caso è meglio non improvvisarsi con il “fai da te”. Una cosa da evitare assolutamente è “rimandare al proprio cliente” la stima del valore commerciale delle proprie opere. Non è il cliente che decide di per sé il valore di un’opera d’arte. Quindi piuttosto che svendere è meglio “non vendere” anche se in un certo momento può sembrarci una necessità.

Un ritratto olio su tela, ad esempio, personalizzato realizzato a mano quindi opera unica ipotizziamo mono-soggetto dimensione 50x70cm, realizzato a “regola d’arte” anche per un artista “minore” non può essere venduto al di sotto di €1.200-€1.500, sapendo che per una fattura di qualità realizzata da un artista/artigiano non noto il valore adeguato è comunque superiore ai €2.500-€3.000. Mentre un ritratto da parte di un artista noto sale notevolmente fino a valori con molti zeri! Svalutare la propria arte significa sia svalutare sé stessi sia svalutare chi crede in noi come fonte d’investimento. Il mio mercato deve crescere perché chi mi acquista oggi possa possedere un reale valore anche domani! La tutela dei nostri collezionisti deve sempre rappresentare il faro che orienta le nostre scelte.

Professionalità e Affidabilità

Chi acquista una nostra opera d’arte compra comunque un’idea, una visione anche di noi come artisti. Una condotta etica rispettosa delle aspettative del nostro cliente, la professionalità intesa come l’insieme di capacità di interazione con il cliente, capacità di mantenere impegni e scadenze, offerta di un prodotto adeguato al suo prezzo, ecc. offrono quella sensazione di affidabilità che segna la differenza tra chi avrà vita breve e coloro che si muoveranno verso l’eterno nel campo dell’arte.

Chi acquista un’opera acquista un valore, affronta un rischio e sta scegliendo come spendere il proprio denaro. Se sceglie proprio noi, se ha deciso di investire sulla nostra arte, vuole essere tutelato nella sua scelta. Professionalità, qualità, etica sono requisiti fondamentali e indispensabili per l’artista imprenditore. Si tratta in primo luogo di rispetto per l’arte, per chi crede in noi (il nostro cliente) e quindi per noi stessi.

Arti Visive. Il Catalogo d’Arte

Se non potete permettervi un buon catalogo evitate di stamparlo e realizzate solo brochure informative (sempre di alta qualità). Il catalogo è davvero importante e necessario per il futuro di ogni artista. Realizzare un catalogo cercando di risparmiare è davvero una scelta infelice per il nostro marketing artistico. Meglio ridurre le copie anziché la qualità. La realizzazione di un catalogo comporta l’uso di diverse professionalità come impaginatori, grafici, fotografi d’arte, consulenti in marketing e comunicazione, correttori di bozze, copywriters, traduttori (se vogliamo i testi in altre lingue), tipografi, critici d’arte e altre professionalità opzionali.

Alcune tipografie offrono più servizi ma occorre valutare con molta attenzione perché spesso il tipografo non ha anche competenza grafica e non valuta il segmento di mercato al quale il catalogo è riferito (come farebbe invece il consulente in marketing e comunicazione, il nostro consulente/curatore che coordina anche il lavoro di grafici e impaginatori). Spesso le tipografie offrono anche servizi di grafica compresi nella spesa di stampa. Dobbiamo dire che non sempre tale prodotto è adeguato quando non viene coordinato da chi cura i nostri interessi.

Una cosa da evitare assolutamente, a meno che non siamo davvero in grado di farlo da soli, è fotografare le proprie opere con fotocamere di bassa qualità o con luce non adeguata o in setting “troppo” improvvisati. Scegliere un fotografo per opere d’arte è consigliabile.

Il catalogo è l’interfaccia tra l’artista, con la sua arte, e il mondo dell’arte, delle gallerie, dei critici, dei collezionisti, degli investitori. Una scelta adeguata è la base per il proprio sviluppo nel mondo dell’arte. Oggi c’è chi opta per i cataloghi digitali, sono una soluzione di compromesso. Importante è ricordare che, comunque, un catalogo in carta stampata è una traccia indelebile del nostro passaggio. Un catalogo digitale non finisce in nessuna libreria fisica.

Nella nostra attività di consulenza abbiamo visto artisti con cataloghi realizzati addirittura in copisteria o stampati a casa! Artisti che si sono presentati con cataloghi stile “quaderno” con spillatura centrale, e così via. Tutto potrebbe andare bene tuttavia è necessario presentarsi sempre con un livello adeguato ai nostri obiettivi. Sul catalogo non si può davvero risparmiare, meglio quindi evitare di farlo, anziché farlo male.

Le dimensioni migliori per i cataloghi sono una larghezza di un massimo di 24-25cm che è la profondità degli scaffali più diffusi. L’altezza meglio che non superi i 29-30cm. Come già detto se si ha davvero necessità di ridurre la spesa è meglio farsi impaginare adeguatamente un catalogo e presentarlo in formato ebook, ma avvalersi sempre di competenze nel settore, anche se è prima o poi necessario presentarsi con un catalogo cartaceo di qualità.

Sin da subito l’artista professionista dovrà prevedere almeno un primo volume del catalogo generale, e dare anche chiare disposizioni a eventuali eredi in merito. Il catalogo generale può essere pubblicato sia in vita che postumo. In molti casi il collezionista stesso prenota l’inserimento delle proprie opere anche con molti anni di anticipo. E’ tra le pubblicazioni più importanti per un artista professionista, un lascito prezioso.

Mostre d’Arte ed Eventi Artistici

La realizzazione di un evento artistico non è certo cosa semplice. Non basta collocare qualche opere all’interno di una stanza, ovviamente, e non tutte le location sono adeguate così come non tutti i periodi sono adatti. Occorre quindi valutare con attenzione numerose variabili, più di quante si possano immaginare tra le quali è compreso addirittura il catering per il vernissage.

Ogni cosa deve trovare il suo momento e il suo luogo adatti. Tutti gli artisti inizialmente parteciperanno a concorsi d’arte, collettive d’arte (o corali) e quanto altro sia presente sul territorio prima di tentare con una propria importante personale d’arte.

In genere le collettive permettono, con costi contenuti quindi sostenibili, di creare un proprio curriculum artistico, una propria storia dopodiché si passa alle personali e le collettive rimarranno occasioni più rare e molto selezionate così come i concorsi.

Qualche parola va spesa per chi offre un servizio come un’esposizione collettiva a pagamento. Alcuni artisti non concepiscono la retribuzione di un servizio legato all’arte. Eppure è difficile che un artista non voglia essere pagato per la propria opera! In pratica la logica di alcuni artisti è quella della quale abbiamo avuto già modo di parlare nei paragrafi precedenti “esponi gratis le mie opere, paga tu per tutto, comunicazione, location, pubblicazioni, ufficio stampa, pubblicità, marketing e, se vendi, ti offro una percentuale“. Gli organizzatori di mostre collettive sostengono delle spese, spesso anche elevate, a volte senza il contributo di sponsor (ogni giorno più rari). L’obiettivo di molte collettive è offrire un’opportunità di visibilità, l’opportunità di essere presenti e acquisire esperienza, e permettere di creare un momento di scambio, confronto e conoscenza con altri artisti spesso non possibile nelle personali. Il costo delle collettive per un singolo partecipante è generalmente accessibile ai più ed è assolutamente normale contribuire alla spesa. Molti artisti non avrebbero altrimenti opportunità, soprattutto all’inizio, di esserci. Le grandi gallerie, i musei o le grandi esposizioni come “La Biennale” di Venezia non prendono di certo tutti e occorre essere ben rappresentati. Se fossero soltanto queste le occasioni di esposizione l’arte rimarrebbe di dominio di grandi lobbies, senza opportunità di visibilità per gli emergenti. Ovviamente c’è un tempo per tutto, si inizia sempre facendosi le ossa per poi crescere.

Un’esposizione personale d’arte prevede un’organizzazione molto attenta. Una grande mostra personale deve essere organizzata in ogni dettaglio, dalla scelta del periodo dell’anno all’ufficio stampa, dalla location al catering, dalla pubblicità al catalogo, dai critici ai fotografi fino ai personaggi illustri da invitare, ecc. Come già accennato quando si inizia un percorso di mostre d’arte personali le collettive private passano in secondo piano, a meno che non siano collettive particolari, con grandi autori e comunque importanti, di rilievo internazionale oppure sono per l’artista un modo per continuare a sostenere chi crede nell’arte e perché no offrire lustro a collettive minori per poter offrire agli emergenti l’opportunità di maggiore visibilità. Certe volte un grande artista può essere testimonial di collettive minori, un gesto di altruismo che non guasta mai.

Il passaggio successivo, nella nostra crescita come professionisti dell’arte visiva, è quello che va dalle mostre d’arte personali agli eventi istituzionali e museali. Raggiunto tale obiettivo anche le mostre d’arte personali iniziano a passare in secondo piano, soprattutto se auto-organizzate, quindi vanno organizzate sempre come grandi eventi.

Essere Artista di Professione in Conclusione

Ci siamo resi conto che parallelamente al lavoro di artista, allo studio, all’ispirazione, alla realizzazione dell’opera d’arte c’è tutto un altro lavoro, a volte anche più difficile, che serve a promuovere e sviluppare sul mercato il nostro nome e la nostra arte. Volutamente non abbiamo toccato gli aspetti legali, fiscali e burocratici come i contratti di esclusiva, la partita iva, la fatturazione, le tasse, il copyright, il diritto d’autore, ecc. che saranno argomenti per successive pubblicazioni e per specifici corsi di formazione che artingout propone costantemente per chi lavora nel settore dell’arte.

Chiunque può fare l’artista ma per essere un “artista di professione” non ci si può improvvisare tali. Conoscere è il primo passo per sapere “come fare” e “a chi rivolgersi” e iniziare la nostra attività artistica con maggiore profitto e soddisfazione. Lo ribadiamo, chi sceglie di dedicare la propria vita all’arte è raro che desideri tornare indietro. Quando si è artisti, lo si è per sempre.

a cura di
Marco Baranello
curatore d’arte

25 luglio 2021

Come citare questa fonte bibliografica:

Baranello, M. (2021)
Professione artista: come diventare un artista professionista. Text Revision.
www.artoclock.net/?p=123. , 25 luglio 2021.

Note

Il presente articolo è una revisione del testo, aggiornato, dello stesso articolo pubblicato nel 2011 sulla nostra precedente rivista all’interno del portale ARTINGOUT.COM.

Diritti

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